E così siamo partiti (invero un’alzataccia), ma la meta era là, mi aspettava da lunghissimo tempo. Avevo più volte provato ad inserirla nelle mie peregrinazioni per l’Europa ma…..niente da fare: eravamo sempre troppo lontani per conquistarla con agio. È vero, questa volta le mete erano tante: Montpellier, Narbonne, Toulouse, Albi, Aix en Provence, ma nel mio immaginario c’era lei e lei sola: Carcassonne.
Forse perché avevo letto un romanzo storico ambientato sotto le sue mura, forse perché l’impianto della città medievale cinta da mura mi ha affascinata fin dai tempi della scuola, fatto sta che la voglia di vederla mi faceva sembrare una sciocchezza il lungo viaggio di 900 chilometri che ci attendeva per arrivare, il primo giorno, a Montpellier.
C’era chi mi aveva un po’ raffreddato l’entusiasmo dicendomi: «Cosa vai a fare? È turistica come San Marino, è piena solo di negozietti!». Comunque volevo rendermi conto di persona.
La tappa di avvicinamento mi ha regalato la sorpresa di Montpellier con i suoi bei palazzi, il centro storico ricco di reminiscenze gotiche, la scenografica piazza e di Narbonne, la cui cattedrale domina potentissima la città, ma solo se la guardi da lontano. Ti sfugge mano a mano che ti avvicini per lasciare spazio solo a scorci che tolgono il fiato, concedendosi un pezzetto alla volta.
Ormai il viaggio a ritroso nel tempo era iniziato e, dopo un secondo giorno impegnato nella visita di Toulouse, con il magnifico convento cosiddetto dei Giacobini e la chiesa di Saint Sernin, e nel pomeriggio la città di Albi (eccoli, gli eretici Albigesi che si studiavano a scuola!), con la cattedrale più stupefacente e sorprendente che potessi immaginare, di sera eccoci arrivati a Carcassonne. Mi devo complimentare con chi ha ideato il viaggio per aver scelto di passare due notti a Carcassonne, non fuori città, ma in un tranquillo albergo vicinissimo all’ingresso della città medievale.
Ancora prima che il pullman si fermasse mi è apparsa, le mura sapientemente illuminate. L’impatto è stato forte: mura, torrioni, bastioni a perdita d’occhio immersi nel fascino della notte. Ero molto stanca, ma non ho avuto nemmeno un dubbio: dopo cena si va a fare un giro nella città! Altro merito di chi ha organizzato il viaggio: il periodo. Molti hanno detto: «Perché a fine novembre? Le giornate sono corte, è freddo». A parte la fortuna sfacciata di aver avuto sempre il sole, quale altro momento mi avrebbe regalato l’emozione di girare quella sera e la sera dopo per tutti i meandri della doppia cinta di mura, per il ponte levatoio, per il castello e la cattedrale dentro le mura, senza assolutamente nessuno in giro, con l’oscurità da cui emergeva la potenza senza fine delle pietre, col netto ricordo degli assedi, delle urla, del dolore, delle battaglie. Sì, era quello che cercavo, quello che avevo trovato.
All’interno delle mura i negozi erano tutti chiusi, in giro silenzio carico di stordimento. Sì, ti ho trovata Carcassonne. Per tre volte ti ho conquistato: due di notte ed una bella visita guidata di giorno. Di te mi rimangono decine di foto, le emozioni segrete di quelle notti ed il desiderio, chissà, di tornare un giorno.
Il viaggio di ritorno è stato gradevole anche per il fatto che la nostra accompagnatrice Miris ha molti aspetti in cui mi ritrovo in pieno: vede un bel posticino, uno scorcio interessante e subito propone di fermarsi, di andare a vedere, di conoscere anche quell’angolo… ma la cosa più stupefacente è che l’autista l’accontenta. Così abbiamo conosciuto anche Sete, sul mare e, dopo la bella Aix en Provence, Mentone.
Grazie Miris e grazie a tutti i miei compagni di avventura, concordi nel condividere queste preziose emozioni!
Daniela Bendazzi