È con immenso piacere e anche con una punta di emozione che presentiamo, in questa rubrica, un ospite d’eccezione. Un poeta, un artista, un grande uomo, appassionato della cultura del nostro territorio. Grazie a Gianni Parmiani.
Questa notte mi è comparsa in sogno una pagina del sussidiario delle elementari. La pagina che ho visto in sogno riportava una poesia (con tanto di tenera illustrazione) di Enrico Panzacchi. Oggi l’ho cercata in rete e me la sono riletta sorridendo. Credo che, nonostante siano passati tanti anni, il mio sorriso sia stato molto simile a quello di quando lessi il titolo per la prima volta: “Le monachine”. Non so perché, ma – nonostante le oggettive difficoltà – mi è venuta voglia di tradurla in dialetto. O forse lo so il perché. Al di là della riuscita di questa pretenziosa (e forse inutile) “operazione”, mi piace tradurre (o tradire; ma la radice è la medesima), perché questo esercizio mi obbliga a pensare e a sentire in dialetto. E per quanto possa apparire paradossale è proprio questo “obbligo”, questa mia auto-imposizione che sempre mi regala tanta libertà. Perché quello che ne esce fuori è spesso qualcosa di “altro”rispetto all’originale, qualcosa che gli somiglia, ma che potrebbe benissimo vivere da solo. E’ da questa mia piccola “fatica”, da questo mio mettermi alla prova, da questo mio costringermi ad affrontare il testo, “quel” testo, che si rinnova l’amore per la mia lingua del cuore e avverto ogni volta un piccolo, ma benefico sapore di libertà.
Il testo originale: Le monachine
(Enrico Panzacchi)
Siedono i bimbi attorno al focolare
e pigliano diletto
coi visi rubicondi, a riguardare
le monachine mentre vanno a letto.
O monachine scintillanti e belle
che il camin nero inghiotte,
volate forse a riveder le stelle?
buona notte faville, buona notte!
Mandano i tizzi un vago scoppiettio,
mentre che voi partite;
forse e’ una voce di gentil desio,
che vi prega a restar, ma voi salite.
Ma voi salite frettolose, a schiere,
pero’ che giunta e’ l’ora,
e vi tarda le stelle a rivedere,
e a se’ vi chiama una miglior dimora.
Dove li avete i candidi lettini,
a cui volate in frotte?
Forse fra i coppi, accanto agli uccellini?
Buona notte, faville, buona notte!
Siedono i bimbi intorno al focolare
assorti in un pensiero:
le monachine seguono a volare
su per la cappa del camino nero.
*
Il testo in romagnolo: Al lùdal
(Gianni Parmiani)
I s’ mèt in sdé i babìn atorn’ e’ fugh
e pu, rós ingalì,
i rid e i s’ gôd la fàza avdé che zugh
dal lùdal ch’ a l s’ invóla e al và a nanì.
O sflèzan arluséntj ‘d cuntintezza
ch’a curì so pr’ e’ camén
in d’ ël ch’ andì? In zìl avdé la blèzza
dal stël che a là a l starlòca e a l n’ ha cunfén?
E‘ s-ciupitêr di zòch la pé una vôs
che sèmpar la i cór drì;
e e’ pé ch’ la i dèga sénza mai arpôs:
“O lùdal, tnìn da stê!”; vó, invézi, andì.
Piò sò, piò a l’ èlta andì, in priscia e in masa,
cun e’ smanèz d’ avdér al stël,
coma sglupêdi da una grân matàsa
in zérca andì a vajôn d’ un pòst piò bël.
Mo ind’ êl ch’ avì, o lùdal, i vostar nid?
Dacânt ai pasarót
a là stra i copp de’ tèt o in étar sìd?
Sò, svélti, andì, ch’ a v’ dêgh la bônanót!
I s’ mèt in sdé i babìn atorn’ e’ fugh
e i còr drì a i pinsìr:
al lùdal al s’inzégna int e’ su zugh
mo l’ è int e’ bur ch’ e và a murtês e’ zir.
(g.p.)
Si mettono a sedere i bambini attorno al fuoco / e poi, rossi affocati, / ridono e si divertono nel vedere quel gioco / delle faville (monachine) che prendono il volo e vanno a letto. / O scintille rilucenti di felicità /che correte su per il camino / dov’è che andate? In cielo a vedere la bellezza / delle stelle che là brillano e non hanno confine? / Lo scoppiettìo dei ceppi sembra una voce / che sempre corre loro dietro; / e sembra che dica senza mai riposo: / “O faville, aspettate!”; voi invece andate. / Più su, più in alto andate, in fretta e in moltitudine, / con la smania di vedere le stelle, / come liberate (tirate fuori, sfilate) da una gran matassa / in cerca andate in giro di un posto più bello. / Ma dov’è che avete, o faville, i vostri nidi? / Vicino ai passerotti / là tra i coppi del tetto o in altri luoghi? / Su, svelte, andate, che vi dò la buona notte! / Si mettono seduti i bambini attorno al fuoco / e corrono dietro ai pensieri: / le faville si impegnano nel loro gioco / ma è dentro al buio che va a spegnersi il viaggio…