Mercoledì 22 febbraio 2017, presso l’Hotel Cube di Ravenna, si è tenuto il Congresso Auser Territoriale Ravenna, nell’ambito degli incontri per il IX Congresso Nazionale Auser, dal titolo “Insieme Sempre più forti. La cittadinanza non ha età”.
Il Congresso di Ravenna è stato aperto da un toccante discorso di Michele De Pascale, Sindaco di Ravenna e Presidente della Provincia di Ravenna.
Subito dopo ha parlato la Presidente Mirella Rossi
Care Delegate, Cari Delegati, Gentili ospiti e invitati, il IX congresso territoriale Auser, che stiamo aprendo, giunge dopo 15 assemblee congressuali di base che hanno visto coinvolti tutti i territori: 11 circoli di volontariato e 4 centri ricreativi culturali, con una partecipazione di oltre 300 volontari, su un totale complessivo di 2086 aderenti. Un dato significativo che evidenzia una partecipazione che, negli ultimi 4 anni, ha alimentato, all’interno della nostra associazione, un dibattito positivo e un maggiore senso di appartenenza, che ne hanno sempre più valorizzato l’attività complessiva.
Le assemblee congressuali ci hanno offerto l’opportunità di esaminare insieme le cose fatte e ci hanno dato l’occasione per ridefinire il profilo dell’Associazione in virtù del contesto sociale in cui viviamo e operiamo.
In tutti circoli di volontariato e nei Centri ricreativi culturali sono stati rinnovati gli organismi di coordinamento e i rispettivi coordinatori con il positivo risultato di un ringiovanimento generale delle rappresentanze. Si impone però una precisazione. Auser è organizzata in due associazioni, che noi chiamiamo i due cuori di Auser: Auser Territoriale e Auser Volontariato Ravenna. Le diverse normative che regolano le due associazioni ci avrebbero imposto di svolgere separatamente i due congressi. Per meglio favorire l’intreccio delle due esperienze e condividere il progetto programmatico che ci unisce, abbiamo scelto di accorpare lo svolgimento dei congressi osservando la separazione dei verbali e l’elezione delle cariche sociali così come abbiamo fatto nei congressi di base.
Il congresso è un momento molto importante per l’associazione: fare la verifica del percorso svolto negli ultimi 4 anni, ridefinire il nostro progetto sociale e i relativi obiettivi per il futuro; due ragioni queste che mettono insieme il passato e il futuro.
Il titolo che ci accompagna è molto efficace e sicuramente impegnativo, “Insieme sempre più forti. La cittadinanza non ha età”, unisce le età, le etnie, le culture, i valori della solidarietà, le cose che diceva anche il sindaco prima; unisce la forza, il senso di appartenenza e di cittadinanza.
I documenti congressuali che abbiamo discusso e approfondito nei molteplici incontri di base, affrontano i diversi temi del contesto sociale, nazionale ed europeo in cui ci troviamo. Il dibattito però, come era ovvio, si è soffermato molto sulle specificità di ogni singolo territorio, dai quartieri del centro alle periferie; dalle difficoltà ad accedere ai servizi sociali e sanitari, troppo selettivi e a volte lontani dai cittadini, alla necessità di una mobilità personalizzata o di gruppo per persone ancora autosufficienti, ma non abbastanza autonome e prive di mezzi propri, fino alla semplice esigenza di essere accompagnati al cimitero o al mercato nei paesi vicini, al desiderio di relazionarsi e parlare con qualcuno quando si è troppo soli, al bisogno di sicurezza e serenità.
Il clima non è facile, la crisi ormai strutturale che ci ha avvolto, chiama il Paese con tutte le sue forze a un cambiamento. Siamo in una fase in cui sono necessari strumenti competitivi e innovativi e riforme praticabili che prospettino una economia da cui tutti i cittadini possano trarre benefici. I dati sono allarmanti. In questi otto anni di crisi è cresciuta la concentrazione della ricchezza in mano a pochi: il rapporto OXFAM ci dice che il 20% della popolazione italiana detiene il 76,7% della ricchezza nazionale, mentre al 60% più povero è rimasto solo il 14%. Il risultato è che il 10% più ricco degli italiani possiede otto volte la ricchezza detenuta dalla metà della popolazione. Si sono create vere e proprie voragini tra le generazioni, tra le fasce sociali, tra i giovani e gli anziani, tra i territori, accrescendo le disuguaglianze proprio nel momento in cui sarebbe stato necessario fare fronte al crescere dei bisogni.
È necessaria una politica autorevole, che abbia chiaro il percorso per giungere alla definizione di un nuovo patto sociale che tenga insieme coesione e sviluppo, le diverse componenti del Welfare, dalle pensioni al lavoro, dai servizi all’assistenza, dal reddito alla povertà.
Auser chiede, e lo chiede con forza, un nuovo patto sociale che rivaluti il ruolo delle rappresentanze e determini l’adozione di politiche di Welfare, che non solo diano risposte ai più deboli, ma che rappresentino l’elemento costitutivo di un Paese che punta a crescere, partendo dalla garanzia dei servizi per tutti i cittadini. Il rafforzamento dei diritti di cittadinanza e delle protezioni sociali non possono prescindere dalla politica di ridistribuzione del reddito, non solo in termini di riduzione della pressione fiscale, ma anche attraverso i rinnovi contrattuali e gli adeguamenti dei trattamenti al costo della vita. Riaffermare il valore della democrazia e della partecipazione per noi significa agire per la giustizia sociale e l’uguaglianza, contrastando ogni forma di discriminazione, corruzione, illegalità e violenza, in modo concreto e al di fuori di ogni retorica.
Dobbiamo ripensare ad una società che si è smarrita e abbruttita dentro una economia strumentalizzata dai mercati e dalle transazioni finanziarie, da un degrado culturale in cui tutto sembra consentito, che spinge sempre più all’arroganza e alla mancanza di rispetto reciproco. È necessario allora ripensare ad una economia sociale che consenta alla persona di sentirsi riconosciuta e al cittadino di partecipare alla vita della propria comunità con dignità e da protagonista.
In una società dove crescono i bisogni è necessario realizzare un insieme di azioni collettive, volte alla cura e alla relazione, prodotte da molteplici attori e in diversi contesti, che mantengano nel sistema pubblico il proprio principale riferimento.
Da una ricerca interessante che ha effettuato Auser Nazionale di recente, emerge il dato preoccupante di quanto l’Italia sia il paese più vecchio d’Europa, in cui cresce la domanda di assistenza con scarse e inadeguate risorse per i servizi. Le famiglie devono fare i conti con la crisi e con i limiti delle due modalità a cui si ricorre, residenzialità e domiciliarità. Oggi il sistema pubblico è chiamato più di prima a svolgere un ruolo di regia e di governo, soprattutto dove i tessuti sociali si sfrangiano e dove la compattezza è entrata in crisi, dobbiamo provare ad accorciare le distanze tra politica e cittadini rilanciando i valori della rappresentanza e della partecipazione. È necessario anche nella nostra realtà sperimentare nuove politiche di Welfare; un nuovo patto sociale che vada oltre il Welfare dei servizi sociali, ma che guardi allo sviluppo complessivo del territorio. Penso ad un sistema di Welfare attivo, pubblico, territoriale e di comunità, dotato di nuovi strumenti che rafforzino la collaborazione tra pubblico e terzo settore attraverso la co-progettazione dei servizi e degli interventi sociali. Va rafforzato il ruolo pubblico di responsabilità delle istituzioni nella programmazione e ottimizzazione delle risorse disponibili, pubbliche, del privato sociale e dello stesso mondo dell’imprenditoria, per potere raggiungere prestazioni il più possibile personalizzate che siano in grado di rispondere ai reali bisogni dei cittadini.
Anche il mondo delle associazioni deve imparare a ripensarsi, non è più sufficiente oggi sapere quante ore di volontariato abbiamo prodotto, quanti chilometri abbiamo percorso o quante spese abbiamo consegnato a domicilio, se non sappiamo valutare quale cambiamento abbiamo prodotto nella vita concreta delle persone delle nostre comunità. In altre parole non basta più solamente fare, dobbiamo imparare a misurare il nostro valore sociale.
L’Istat ha attribuito un valore economico al volontariato, ha stimato il tempo offerto dai volontari italiani in 700 milioni di ore, corrispondenti in quasi 3 milioni di individui (uno su 14, dai 15 agli 80 anni fa volontariato) per un valore economico di circa 8 miliardi di euro. Queste grandi cifre sono l’effetto di tante realtà come la nostra, che nel territorio si attivano e creano risposte a diritti negati, a bisogni emergenti, a disagi che non trovano altre sponde, anche a causa del persistere della crisi.
Il volontariato oggi vive sempre più il territorio e si incontra con i nuovi bisogni sociali e con pesanti situazioni di disagio; spesso è impreparato, non è adeguatamente formato, ma comunque è aperto sempre all’ascolto, al prendersi cura, a supportare come può servizi troppo spesso insufficienti e inadeguati. Non possiamo rischiare di essere considerati solamente un mezzo per abbattere i costi del Welfare o, peggio ancora, uno strumento a basso costo per proteggere e sorvegliare il territorio.
L’obiettivo è quello di realizzare un’ AUSER più grande, unita, plurale, con una forte identità, fondata sulla democrazia e partecipazione. AUSER è un’associazione nata per il volontariato e anche oggi riconferma la propria scelta, il proprio spirito e i propri valori, a garanzia del proprio agire futuro. Sia attraverso le forme associative come la promozione sociale, sia attraverso attività residuali di carattere commerciale, negli ambiti e nei limiti delle normative vigenti, conferma la volontà di finalizzare tutte le forme di autofinanziamento alla realizzazione dei propri scopi sociali. Noi pensiamo ad un volontariato che sia in grado di esprimere valore aggiunto e supporto ai servizi, ma vogliamo andare oltre.
Auser Ravenna mette a disposizione i suoi circoli e i suoi centri ricreativi culturali affinché divengano luoghi di progettazione e di ascolto, osservatori e laboratori interculturali di integrazione e democrazia, centri che alimentino la cultura e l’esperienza della cura della persona, del territorio, del sapere. Pensiamo ad una associazione dal volto nuovo, che si organizza a rete, che si professionalizza, che promuove la partecipazione e l’impegno civile, che sia scuola di vita e di linguaggio. Vogliamo investire ancora di più e in modo più strutturato sui giovani e nelle scuole, incrementando ciò che già facciamo con nuovi progetti, borse di studio, contributi, laboratori. Vogliamo batterci per una idea alta di società e di coesione, di legalità e trasparenza, affinché i giovani si possano riconoscere in questi valori condividendoli. Vogliamo aprire le nostre sedi alle nuove generazioni per formarle all’impegno civile e sociale, attraverso crediti formativi, borse lavoro, inserimenti socio-culturali. Un giovane che cresce e vive il volontariato e il mutuo aiuto sarà una persona che avrà un profondo senso della comunità e della solidarietà e sicuramente saprà affrontare con più forza ed equilibrio le grandi prove della vita. È come per la musica, chi sa ascoltare e “sentire” la musica porterà con se l’armonia delle note e la leggerezza della sinfonia.
È un momento particolarmente difficile per il nostro Paese e per l’Europa intera, travolta da grandi problemi sociali, economici e finanziari. Ci sono emergenze senza precedenti che non sono più rinviabili e che richiedono soluzioni immediate e capaci: il lavoro e la questione migratoria. L’intervento del Sindaco puntava su questi aspetti. Rilanciare il lavoro e l’occupazione promuovendo un modello di sviluppo economico inclusivo e sostenibile è urgente, se non si vuole rischiare di allargare ulteriormente la platea della povertà. Purtroppo la condizione dei lavoratori e dei pensionati si è aggravata ed è peggiorata la prospettiva di costruirsi un futuro dignitoso per giovani e disoccupati. Questa situazione ha messo a dura prova la tenuta del nostro sistema dei servizi istituzionali e il livello di coesione sociale, disegnando un Welfare sempre più disuguale e meno accessibile a tutti i cittadini.
Intere popolazioni scappano dalla fame e dalla guerra, sfidando viaggi terribili, inumani, verso le aree più ricche del pianeta, spinte dalla speranza di avere ancora una vita, un futuro, una possibilità. I diritti umani non dovrebbero essere un privilegio, non sono territoriali o circoscritti e non possono essere limitati o regolamentati, perché coincidono con l’individuo e ne sanciscono la dignità. Ogni uomo ne è portatore, ovunque si trovi e ovunque si rechi. Non è possibile pensare di realizzare un processo di globalizzazione delle produzioni e dei profitti e chiudere nei confini nazionali diritti e protezioni umanitarie. Governare l’immigrazione deve essere l’obiettivo; non sottoporre a regolamenti i diritti umani, altrimenti il rimedio sarà peggiore dei mali. Va affrontato il tema della sicurezza, sicuramente, della legalità e l’esigenza di aprirsi ad un dialogo interculturale nelle nostre comunità. Vanno messe a disposizione le risorse necessarie a sostenere i flussi e l’accoglienza.
Auser ha sempre avuto una grande sensibilità verso questi temi, la solidarietà internazionale è sancita nel nostro statuto e nella nostra carta dei valori: «L’AUSER è impegnata a operare per la pace nella giustizia, a sostegno della legalità internazionale e per il rafforzamento della rappresentatività dell’ONU e, congiuntamente, per l’avvio di un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico globalmente sostenibile ed estendibile». Questo è un articolo del nostro Statuto Nazionale.
Nel nostro piccolo sosteniamo un progetto in Senegal nel villaggio di Lourene, abbiamo contribuito alla costruzione di una scuola ed ora all’acquisto di una pompa che porterà in superficie l’acqua di un pozzo profondo 25 metri. Lavoro faticoso che oggi fanno le donne con secchi e corde, noi le abbiamo viste anno scorso, quando abbiamo fatto il viaggio, avevano i solchi nelle mani per tirare su le corde con questi secchi pieni di acqua, inoltre abbiamo adottato a distanza un bambino di pochi mesi a Kebemer, che è sempre una città senegalese.
I saharawi sono un popolo che vivono in tende nel deserto, lottano da trent’anni per non essere isolati, per istruirsi, lavorare e crescere. Sono in campi autogestiti e questa autogestione è in mano alle donne. Già l’anno scorso abbiamo ospitato a Lido Adriano, in collaborazione con il Centro Sportivo, 12 bambini saharawi malati di calcolosi, che vengono a curarsi in un centro ospedaliero di Reggio Emilia. Anche quest’anno passeranno 10 giorni al mare da noi. È nata una bella collaborazione con i volontari e operatori e i bambini sono davvero fantastici, avevano imparato a cantare una canzone romagnola “Ciàpa la galèna” che gli aveva insegnato un nostro volontario, erano fantastici davvero. Questo è un progetto che la Regione sostiene da diversi anni, a cui anche il comune di Ravenna ha aderito e prossimamente una delegazione, della quale anch’io farò parte, andrà in visita ai campi profughi dove vivono le famiglie esiliate.
Ci lasciamo alle spalle quattro anni pieni di grande lavoro e cambiamento anche all’interno della nostra associazione. Cambiamento di gestione, di metodo, di approccio alle tematiche. I risultati raggiunti sono il frutto di un grande impegno, di un grande lavoro da parte di tutti; abbiamo discusso tanto, ci siamo confrontati e spesso ci siamo anche scontrati. Abbiamo lavorato con fatica e difficoltà e non sempre in un clima sereno.
Ci sono ancora sicuramente criticità aperte che il nuovo gruppo dirigente sarà chiamato ad affrontare. Però oggi io posso dire che abbiamo raggiunto un buon equilibrio, siamo un gruppo che fa squadra sia dal punto di vista amministrativo che organizzativo.
Abbiamo adeguato la struttura amministrativa alle nostre dimensioni con risultati tangibili di buona gestione.
Il rapporto con i circoli e i centri ricreativi culturali è rafforzato, più aperto e costruttivo.
Abbiamo inaugurato dei nuovi circoli di volontariato migliorando e qualificando la nostra presenza nel territorio al servizio delle comunità.
A Lido Adriano, abbiamo ricevuto un riconoscimento europeo per le “buone pratiche” di inclusione delle famiglie di migranti, favorendo il benessere delle comunità.
Abbiamo acquistato la nuova sede di Via Murri, un bell’investimento che ci rende orgogliosi, ci siamo dati una casa e un luogo identitario tutto nostro.
Abbiamo investito sulla comunicazione e sull’informazione e anche qui il riscontro è visibile e palese; il giornalino, la divulgazione di notizie tra i vari circoli e centri, la diffusione delle nostre iniziative che ci consentono di farci conoscere meglio al di fuori di noi.
Abbiamo affidato ad una ragazza universitaria un progetto per migliorare il bilancio sociale della nostra associazione che presenteremo in autunno.
Abbiamo ampliato la rete di filo d’argento e il portierato sociale, anche questi sono osservatori che ci permettono di dare ascolto e accoglienza anche ai più piccoli; con l’idea dell’aiuto compiti e dei laboratori abbiamo avvicinato tanti bambini e le loro famiglie, abbiamo consolidato relazioni importanti e significative.
Abbiamo consolidato e ampliato i servizi Pronto Farmaco e Ausilio per la spesa a domicilio.
Abbiamo consolidato e ancora rinnovato i rapporti con le amministrazioni pubbliche e con le istituzioni del ravennate e della Bassa Romagna. Siamo presenti ai tavoli solidarietà, carcere e Comitato consuntivo misto dell’ASL, nei territori partecipiamo ai confronti in tutti i comuni e ai piani di zona.
Abbiamo costruito rapporti con le scuole, con gli istituti comprensivi, attraverso il progetto regionale “diritti al futuro”, ma anche con contributi particolari mirati, attivando borse di studio e laboratori.
Facciamo parte delle consulte del volontariato in quasi tutti i comuni e partecipiamo alle iniziative condivise con le altre associazioni; tra le più significative la festa del volontariato e i pranzi di solidarietà che si promuovono in quasi tutti i comuni.
Abbiamo costruito sinergie e collaborazioni con altre associazioni e soprattutto condividiamo percorsi proficui con ADA e ANTEAS e anche con ANCESCAO.
Siamo in attesa dei decreti esplicativi conseguenti alla riforma del terzo settore. È una fase delicata, auspichiamo approvazioni celeri per avere finalmente come riferimento un assetto normativo completo e certo sul volontariato e sulla promozione sociale. Come sapete una delle questioni che guardiamo con più attenzione è il rimborso spese ai volontari. Se la risposta, così come alcuni parlamentari hanno proposto ai fini della semplificazione degli adempimenti, fossero rimborsi forfettari su base annua e di modica entità, la gestione degli scontrini che comprovano il rimborso spese di ogni volontario sarebbe decisamente facilitata, permettendoci di ottimizzare il nostro prezioso tempo grazie alla semplificazione della burocrazia che comporta la rendicontazione che noi facciamo alle istituzioni.
L’AUSER nasce alla fine degli anni ’80 da una scelta di Cgil e Spi che si proponevano di realizzare, come evidenziato dall’allora segretario generale Bruno Trentin, uno strumento «di sperimentazione concreta, di una attività associata, che realizzi – non solo rivendichi – una solidarietà tra diversi, che pratichi una solidarietà intorno all’esercizio dei diritti fondamentali».Con il rinnovo dei protocolli di intesa con CGIL e SPI si rafforza ulteriormente questo lavoro comune, che fa sinergia e vede il territorio e la persona al centro della nostra azione. Ed è proprio nella direzione della difesa dei diritti e della dignità che abbiamo affiancato la CGIL nella raccolta delle firme per la Carta dei diritti universali del lavoro, per promuovere il referendum ed oggi siamo pronti a fare la nostra parte a sostenere i due sì per l’abrogazione dei voucher e per il ripristino della responsabilità solidale negli appalti.
Abbiamo formulato il titolo della tavola rotonda che si svolgerà tra poco in modo un po’ provocatorio, ma riteniamo che sulle giovani generazioni e su chi riceve contributi economici pubblici, sulla messa alla prova, si possa intervenire per formare all’impegno civile e sociale, alla solidarietà, al mutuo aiuto. Gli interlocutori sono autorevoli e sicuramente porteranno un buon contributo di approfondimento a questa nostra sfida: Volontari a tutte le età.
Mi piace pensare che la nostra associazione, con la sua articolazione che parte dai circoli e dai centri ricreativi culturali, attraverso le attività che svolge nei territori, nelle periferie, che non si risparmia di fronte al disagio con le persone malate, con i disabili, con i bambini, con le donne, con gli immigrati, possa davvero contribuire a quella speranza di cambiamento di cui ognuno di noi ha bisogno, di cui il Paese ha bisogno.
Abbiamo tutti il desiderio di vedere il futuro e di restare umani!
Dobbiamo allora rafforzare il senso di appartenenza, ogni volontario e associato deve sentirsi parte di Auser, protagonista della costruzione di una identità e di una missione che da una scelta individuale diventa scelta collettiva e plurale, partecipativa e progettuale.
È stata una stagione di impegno, duro, ma posso affermare con assoluta certezza che la vera forza che fa diventare grande l’AUSER Ravenna siete voi, volontarie e volontari, con la vostra passione, la vostra capacità di relazione, la vostra preziosa disponibilità in grado di esprimere ovunque attività e servizi di qualità.
Ringrazio voi che siete qui e i tanti altri che sostengono ogni giorno le nostre attività e non si sono fermati e si vedono ovunque: in ospedale, nei musei, a bordo dei nostri mezzi mezzi per l’accompagnamento, nelle scuole, nelle circoscrizioni, negli orti, nei nostri centri insieme ai bambini, alle donne, ai migranti, impegnati in servizi fondamentali come pronto farmaco e l’ausilio alla spesa.
Ovunque ci sia un volontario dell’Auser c’è una buona relazione e una buona pratica.
Vi ringrazio e vi abbraccio tutti.