Più che di un viaggio si è trattato di una vera e propria full immersion, molto bella e bene organizzata, ricca di spunti interessantissimi, attraverso i quali arte, cultura e tradizione sono state coniugate con sapienza.
Sarebbe riduttivo descrivere i luoghi che hanno formato le tappe di questo viaggio, essi vanno visti e gustati ciascuno nella sua particolarità.
Solo per citarne alcuni: Gallipoli (il centro che ci ha ospitato e dal quale ci siamo mossi per conoscere il territorio circostante), con il suo borgo antico, dove nell’intrico di vie e viottoli dai nomi evocativi si alternano corti ombrose e imponenti palazzi nobiliari; Otranto, bella, abbagliante con le sue bianche case, le torri possenti affacciate sul mare, i meravigliosi intrecci musivi della Cattedrale, le volute dei piccoli balconi dai quali le donne potevano affacciarsi e afferrare il rumore del mondo; Lecce, un madrigale di trionfi barocchi dove i riccioli di pietra s’arrampicano con ritmo ora lieve ora solenne sulle antiche superfici murarie.
E poi tutti i piccoli borghi visitati, nei quali la tradizione si palesa con le più varie sfumature: dagli stili che ne segnano l’aspetto esteriore, il carattere del luogo, ora arabo o normanno, ora medievale o barocco; ai costumi della gente che vi abita e che tale tradizione conserva con amorevole cura; al profumo dei cibi che ancora oggi offrono a chi li gusta il sapore indimenticato del passato: Galatina, Nardò, Copertino, Leuca, Locorotondo, Polignano a Mare…
Il viaggio si è dispiegato dolcemente, sfiorando il nobile cuore dell’antico Salento, e offrendo anche il contatto reale con le sue tradizioni più significative e vive: accanto all’arte di ceramisti, di tessitori, di cartapestai, alla sapienza dei produttori di vino e di olio, i sapori e i profumi del cibo che onora le tavole ed ha allietato il nostro palato con le gustose ricette della cucina salentina.
Ma sopra tutto hanno primeggiato il magico verde degli ulivi, una distesa immensa, e la poesia del mare, il cui incanto cromatico conduce il viaggiatore (anche i magnifici 56 più 2 di Ravenna) a ripensare gli avventurosi naviganti che, nel passato, da terre lontane si spinsero fiduciosi fino alla sua riva. Un’esperienza che varrebbe la pena ripetere.
Alda Pellegrinelli