L’esposizione viene inaugurata lunedì 10 aprile al centro culturale “Il Granaio”
Lunedì 10 aprile alle 20.30 viene inaugurata a Fusignano, nel Centro culturale “Il Granaio”, la mostra “Besa”. L’esposizione è un viaggio della memoria, riproposto attraverso gli scatti in bianco e nero del fotografo Norman Gershman, che per cinque anni ha percorso l’Albania recuperando le testimonianze del salvataggio di circa 2000 ebrei da parte della popolazione locale durante la Seconda guerra mondiale. Tutto è stato documentato attraverso i ritratti dei salvatori e dei loro discendenti. “Besa” è un antico codice di condotta ed è traducibile con le parole “giuramento” o “promessa”.
L’esposizione, a ingresso libero, resterà aperta fino a domenica 30 aprile. Sarà possibile visitarla il sabato dalle 15 alle 18 e la domenica e i festivi dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Nello stesso giorno, sempre nel Centro Culturale in piazza Corelli 16, ci sarà la presentazione di “Fusignano. Resistenza al fascismo e lotta di liberazione”, libro di Alberto Pirazzoli.
Nei primi decenni del Novecento, l’Albania era a maggioranza musulmana e contava infatti appena 200 ebrei su una popolazione di 803mila abitanti. Dopo l’ascesa al potere di Hitler, vi cercarono però rifugio da 600 a 800 ebrei provenienti da Germania, Austria, Serbia, Jugoslavia e Grecia che da lì speravano di potersi imbarcare verso Israele o l’America. L’Albania fu l’unico paese europeo che, tra il 1930 e il 1944, diede ospitalità e protezione ai profughi ebraici fuggiti dalla persecuzione nazi-fascista, mentre nel resto dell’Europa si diffondevano e si applicavano le leggi razziali e le pulizie etniche.
Nel 1943 gli albanesi si rifiutarono di consegnare le liste degli ebrei che vivevano nel paese. Varie agenzie governative fornirono a molti perseguitati documenti falsi che consentirono loro di mescolarsi al resto della popolazione. Il risultato fu che quasi tutti gli ebrei che si trovavano entro i confini dell’Albania durante l’occupazione tedesca furono salvati, fatta eccezione per poche famiglie.
Norman Gershman per cinque anni ha percorso l’Albania e ha fotografato alcune famiglie musulmane che salvarono gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. I suoi ritratti in bianco e nero sono affiancati da brevi interviste. “Besa – spiega il fotografo – è molto più della semplice ospitalità. È un sentimento che ti lega a chi entra nella tua sfera contro ogni avversità. Le famiglie musulmane mi ripetevano in continuazione che salvare una vita umana è andare in paradiso. I figli di un salvatore mi dissero che il principio insegnatogli dal padre, secondo cui vivono, è che se qualcuno bussa alla tua porta devi assumerti la responsabilità”.