Mi chiamo Christian Happitchouaket, ho 37 anni, sono originario di Douala, in Camerun, e vivo a Ravenna dal 2012.
Auser è l’associazione di volontari di cui faccio parte da tre anni; dall’aiutare gli anziani a gestire la propria quotidianità, alla collaborazione con le istituzioni e i luoghi di cultura, facciamo veramente tante tante cose.
Avevo cominciato a fare volontariato in Via Oriani, fornendo assistenza per l’orientamento agli stranieri in Italia; è qui che ho conosciuto l’associazione e in breve mi sono accorto che c’era grande affinità con quelle che sono le mie idee e il mio modo di vivere il volontariato, quindi ho cominciato a partecipare a qualche iniziativa, poi mi sono inserito sempre di più perché c’erano sempre più cose che mi piacevano.
Oggi per Auser partecipo a diversi servizi. All’Ospedale Civile di Ravenna presidio i punti d’ascolto dove indirizziamo le persone dando loro informazioni perché, nonostante tutte le indicazioni, spesso non sanno dove rivolgersi o dove andare; qui ci occupiamo anche della consegna delle sedie a rotelle a chi ne ha necessità. Altre attività sono al Museo Nazionale, dove svolgo servizio di vigilanza, alla Circoscrizione I in Via Berlinguer, per lavori di piccola manutenzione e infine presso la Casetta dell’acqua in Piazza Medaglie d’Oro dove vado due volte a settimana per verificare se l’acqua esce bene, se le pareti sono ben pulite, se il livello di gas è giusto, insomma se funziona tutto bene; quando c’è qualcosa da aggiustare se riesco lo aggiusto altrimenti chiamo il servizio di manutenzione.
La soddisfazione più grande nella mia attività di volontario è la gratitudine delle persone, la signora che ti dice «grazie con tutto il cuore» per me è la migliore soddisfazione. Però ci sono persone un po’ refrattarie ad interfacciarsi con me; non ho mai subito veri e propri episodi di razzismo, ma vedo della diffidenza, soprattutto quando svolgo servizio in ospedale. L’altro giorno mi sono trovato nella spiacevole situazione di dover insistere a chiedere un documento per la consegna di una sedia a rotelle (cosa che siamo obbligati a fare) e la persona a cui lo stavo chiedendo mi ha risposto che io qui ho trovato l’America, allora io ho chiesto di quale America stesse parlando, era forse quella di Obama? Oppure quella di Trump? Ci sono effettivamente alcuni comportamenti che mi danno fastidio, ma ci sono anche tante persone che si adoperano per farmi sentire a casa mia, diciamo che sono un 50 e 50 e, in ogni caso, quando hanno modo di conoscermi meglio, le persone cambiano atteggiamento e sono disposte a darmi la loro fiducia. In Auser invece nessuno degli altri volontari mi ha mai trattato diversamente.
Il mio sogno è di far vedere, nel mio piccolo, che lo straniero non è solo quello che tende la mano per chiedere, ma lo può fare anche per aiutare.
Per quanto riguarda l’organizzazione dei servizi a cui partecipiamo diciamo che migliorare è sempre possibile, però tutto sommato le cose non vanno male.
A chi dovesse decidere di diventare volontario posso dire una sola cosa: bisogna pensare agli altri e non sempre a noi stessi; se tutti noi pensassimo agli altri così come pensiamo a noi stessi il mondo potrebbe davvero cambiare.