Capodanno tra Italia, Slovenia e Croazia
30 dicembre 2017 / 2 gennaio 2018 – Appunti di viaggio
Nell’ultimo scorcio del 2017, la fortuna di un breve, ma intenso viaggio attraverso luoghi che, mano a mano che ci si avvicina alla prima importante tappa (Lubiana), assumono i tratti di un paesaggio antico, quasi uscito dalla mano di Brueghel il Vecchio, con trame sottili di alberi imbiancati dalla neve caduta da poco, con radure e colline che si inseguono racchiudendo agglomerati di case dal tetto acuto. Questo fino a Lubiana, quando la città si apre ai nostri occhi, imponente negli alti palazzi dall’aria mitteleuropea, il cielo bianco che con la sua luce la pervade nel primo pomeriggio e, nelle piazze, tutto un brulicare di gente, una miriade di parlari diversi attorno a chioschi fumanti di salsicce e vin brulé. C’è aria di festa da una via all’altra di questa città vivace e culturalmente aperta, oggi così apparentemente priva di frontiere e tanto multietnica da contraddire la realtà della sua storia.
Be’, in verità, per noi la frontiera è stata un tantino faticosa, diciamo pure disavventurosa, grazie ai pressanti controlli sui nostri documenti di identità, ma il giustificato malumore è svanito non appena l’ultimo giorno dell’anno è iniziato con il cielo terso di Zagabria e la sedimentata bellezza di Ptuj e Maribor: la prima con il castello e le collezioni custodite al suo interno, il borgo in gran parte medievale lambito dalla Drava, i suoi antichi profumi e, anche qui, ogni dove aria di festa; la seconda, pura espressione della Stiria slovena, segnata da un’architettura compatta ancora una volta di impronta medievale. Città crocevia di culture, Maribor non poteva che offrirci, dopo una bella passeggiata tra le sue eleganti vie e i suoi caffè, il singolare concerto di alcuni musicisti Camminanti (Sinti, Rom, chissà) che con i loro ottoni lucidissimi intrattengono la folla e i gruppi di giovani seduti a prendere l’ultimo sole nei bar affacciati sulla Drava.
È il miglior preludio alla fine dell’anno quando, allettati dalle specialità culinarie dell’albergo che ci ospita e dalla musica, tra racconti e balli che mai avremmo potuto fare in un qualsiasi altro giorno e luogo, salutiamo il passato e accogliamo il futuro. Cosa ci aspetterà? Certamente in cuor nostro la domanda s’è affacciata, ma il passaggio è avvenuto dolcemente e la gioia, i brindisi e la musica governano fino alle prime ore del 2018, quando cioè, un tantino assonnati e stanchi, ci avventuriamo alla scoperta della bella Zagabria, incantevole città dagli ampi viali, dai palazzi maestosi segno dell’influenza delle grandi capitali europee (Parigi, Vienna), cui i suoi esperti architetti si sono ispirati.
Prima di riprendere la via del ritorno, vagamente esitanti al pensiero del complicato confine che dovremo riattraversare, non abbiamo comunque dimenticato di riporre in valigia un cuoricino rosso, il piccolo Licitar, che la tradizione slava vuole sia donato alla persona cui teniamo o semplicemente a noi stessi come ricordo di questo bel viaggio e delle innocenti follie di Capodanno. Rimesso piede sul suolo italiano, l’ ultima tappa a Gemona e a Venzone, entrambe ricche di storia e antiche tradizioni, cancella subito l’immancabile attacco di malinconia che coglie il pellegrino alla fine del suo viaggio. Quindi una cioccolata calda, un buon brulé, una ventata di lavanda e un’altra domanda: cosa ci resterà se non di augurarci ancora una volta buon 2018 e buon prossimo (si spera!) viaggio in allegra compagnia?
Alda Pellegrinelli