Dichiarazione dell’Osservatorio Pari Opportunità e politiche di genere di Auser Nazionale
in occasione della giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili
Roma, 6 febbraio 2018
Il 6 febbraio è la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili istituita dalle Nazioni Unite. Le mutilazioni genitali sono una forma di violenza, di cui sono vittime le bambine e le donne, assimilabile alla tortura perché provocano danni fisici permanenti e traumi psicologici. Insieme alla violenza psicologica, fisica, sessuale (compreso lo stupro), al matrimonio forzato, agli atti persecutori come lo stalking e alle molestie sessuali, le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti umani e una forma estrema di privazione della libertà delle donne, nella sfera pubblica e in quella privata.
È una pratica fondata su un inaccettabile dominio patriarcale che si perpetua, tuttavia, con pratiche di donne contro altre donne e che ha lo scopo di riprodurre la subordinazione attraverso il controllo violento della sfera sessuale.
Le mutilazioni genitali femminili (MGF) violano i diritti umani e minacciano la salute e il benessere di circa 3 milioni di ragazze ogni anno.
Sono oltre 130 milioni le bambine e le donne, nei 29 paesi di Africa e Medio Oriente in cui le MGF sono maggiormente praticate. L’impatto sulle loro esistenze è devastante.
In Italia si stima che le donne che hanno subito una forma di mutilazione genitale durante l’infanzia siano tra le 60.000 e le 80.000.
Negli ultimi anni, il nostro Paese, è stata interessato dall’arrivo via mare di donne che hanno chiesto la protezione internazionale, provenienti da Paesi dove la pratica delle mutilazioni genitali è ancora diffusa: Eritrea, Somalia, Nigeria, Guinea, Sudan, Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio.
Le mutilazioni genitali – così come i matrimoni forzati – rappresentano una forma di violenza contro le donne che rientra nella fattispecie degli atti di persecuzione individuati dalla Convenzione di Ginevra del 1951, ripresa dalla Direttive Europee in materia e dalla normativa nazionale, ragione per cui è possibile il riconoscimento dello Status di rifugiato politico.
L’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica); si è dotata di una legge per la prevenzione ed il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile (Legge 9 gennaio 2006 n. 7), di linee guida tese ad individuare precocemente le vittime di mutilazioni e/o di altre pratiche dannose.
Ma la legge spesso non basta. Bisogna affiancare un lavoro altrettanto importante di prevenzione insieme alle comunità straniere, affinché il valore dell’intangibilità del corpo delle donne e della loro integrità fisica e psichica siano garantite a tutte ed, in particolare, alle giovani di seconda generazione.
Nella Giornata Internazionale per la Tolleranza Zero sulle Mutilazioni Genitali Femminili, solleviamoci tutte insieme contro le MGF. La salute, i diritti e il benessere di milioni di ragazze dipendono da questo.