Intervista a Benedetto Gugliotta, Esperto Culturale
a cura di Deborah Ugolini
La storia della biblioteca affonda le sue radici nel lontano 1515, anno in cui i monaci della congregazione camaldolese dell’ordine di San Benedetto, dopo la battaglia di Ravenna (1512), decisero di abbandonare il monastero di Classe e spostarsi all’interno delle mura cittadine, in un sito che riprese il nome di Abbazia di Classe o Classense (da cui il nome che ancora oggi identifica l’istituzione). Cominciò da qui l’edificazione di quello che sarebbe diventato uno dei più grandiosi monasteri camaldolesi.
Nel 1797 l’esercito rivoluzionario francese, entrato in città, soppresse tutte le corporazioni religiose e ne confiscò i beni.
Dopo qualche anno, nel 1803 la preziosa biblioteca lasciata dai religiosi diventa ufficialmente di proprietà del Municipio; da qui si può dire che comincia la storia contemporanea della Biblioteca Classense e delle altre due grandi istituzioni che troveranno spazio tra le mura dell’antico monastero: nel 1827 l’Accademia di Belle Arti e nel 1887 il Museo Nazionale, scorporando dal patrimonio del Museo Municipale Classense, nato nel frattempo, buona parte delle collezioni museali. Il Museo Nazionale manterrà la sede all’interno del monastero, nella Chiesa di San Romualdo, fino al trasferimento, nel 1913, nel complesso di San Vitale, l’Accademia sposterà la propria sede alla Loggetta Lombardesca nel 1971.
Il grande edificio (circa 28mila metri quadri) per molti anni, è frazionato tra diverse realtà istituzionali, comprese alcune scuole che manterranno qui la loro sede fino alla fine degli anni Novanta, quando la biblioteca, che fino a quel momento era costituita dall’Aula Magna e da numerose altre sale, si riappropria di tutti gli spazi arrivando ad occupare tutto il monastero.
Attualmente, nella Chiesa di San Romualdo, resta il Museo del Risorgimento, le cui collezioni saranno presto trasferite a Palazzo Guiccioli dove, a giugno 2019, aprirà il Museo di Byron e del Risorgimento.
Dal punto di vista museale quindi, la Biblioteca Classense, parte già con una storia decisamente molto ricca, ma anche volendo prescindere da questa, basta entrare al suo interno per rendersi conto che non si è semplicemente dentro una biblioteca, ma in un vero e proprio scrigno architettonico ed artistico.
Nell’antica liberia camaldolese (Aula Magna, 1714) si può ammirare il grande affresco di Francesco Mancini dedicato al “trionfo della Divina Sapienza”, oltre a statue e ritratti di grande pregio artistico. Gli ambienti storici continuano poi al piano superiore con le tre sale dette delle Scienze, delle Arti e dei Santi Padri, realizzate in gran parte da Camillo Morigia (l’architetto della Tomba di Dante) negli ultimi decenni del Settecento. Al piano terra invece c’è l’antico refettorio cinquecentesco, dal 1921 denominato Sala Dantesca, altro luogo di grande importanza artistica, dove è possibile ammirare il grande dipinto murale ad olio delle “Nozze di Cana”, di Luca Longhi (1580), le decorazioni della sua bottega e le opere di ebanisteria di Marco Peruzzi (1581), cioè la porta d’ingresso e gli stalli per i monaci.
Oltre al patrimonio artistico già presente al suo interno, la Classense ha sempre promosso esposizioni bibliografiche e d’arte in Aula Magna, nel Corridoio Grande e alla Manica Lunga, ovvero le antiche cantine del monastero, recuperate negli anni Ottanta da Marco Dezzi Bardeschi, particolarmente adatte per esposizioni temporanee anche grazie all’accesso diretto sulla strada che permette una certa indipendenza. Questi spazi vengono utilizzati per i progetti espositivi della biblioteca o concessi a progetti culturali esterni ritenuti di particolare interesse, spesso in collaborazione con altri enti culturali, ad esempio il Ravenna Festival, che ogni anno sceglie il Chiostro Grande come palco per bellissimi concerti.
Da circa un anno l’Istituzione Biblioteca Classense ha rafforzato la propria proposta espositiva, anche grazie alla collaborazione con grandi istituzioni e grandi artisti; basti pensare che dall’inizio dell’anno le mostre ospitate sono state oltre una decina, tra cui, solo per fare un esempio, “La storia illustrata da Luca Tarlazzi” in Manica Lunga dal 6 al 29 aprile.
Per ottobre è prevista una mostra sulle copertine di Urania, la collana di libri fantascientifici, mentre a settembre, mese tradizionalmente dedicato a Dante, comincerà il percorso di avvicinamento al settecentenario della morte, che sarà celebrato nel 2021 e anche la Biblioteca parteciperà con esposizioni e con una rinnovata versione delle Letture Classensi che coinvolgereanno il pubblico in maniera attiva.
L’Istituzione Biblioteca Classense si è sempre caratterizzata come polo culturale tout-court e questa vocazione sarà ulteriormente perseguita grazie all’inaugurazione, il 1° settembre, della nuova Ala delle Arti, costituita dalla Sala del Mosaico, così denominata per lo splendido mosaico pavimentale del VI secolo, e dalle due sale adiacenti, che comprendono un ricco fondo librario tematico consultabile a scaffale aperto.
Nel tempo la collaborazione con Auser e la presenza dei volontari è stata molto preziosa, soprattutto durante l’allestimento delle mostre temporanee, perché ha consentito un’ampia fruizione degli spazi storici ed espositivi della Biblioteca e delle sue iniziative culturali.
L’Istituzione Biblioteca Classense è in Via Baccarini, 3 a Ravenna (RA)
Per informazioni:
Tel. 0544 482112
La sede centrale della Biblioteca è aperta in orario estivo (15 luglio – 31 agosto) dal martedì al sabato dalle 9:00 alle 14:00
in orario invernale (1 settembre – 14 luglio) domenica e lunedì dalle 14:00 alle 19:00 dal martedì al sabato dalle 9:00 alle 19:00
Chiusa al pubblico nei giorni festivi e dal 13 al 18 agosto
L’Aula Magna è visitabile gratuitamente dal martedì al sabato dalle 10:00 alle 12:00
La Sala Dantesca apre su richiesta negli orari di apertura della biblioteca
Per le mostre temporanee consultare il sito