Questo progetto aveva preso il via qualche anno fa, sempre su iniziativa della casa delle donne di Ravenna. Nel 2012 e nel 2013 avevamo organizzato due seminari che sono stati una sorta di introduzione all’argomento; ma perché si trasformasse in vera e propria formazione, era necessario che fosse lo stesso Sistema Sanitario ad assumerlo come focus di interesse, soprattutto perché non si tratta di una disciplina con un corpo di studi autonomo, ma attraversa tutto il sapere medico in una revisione di quelli che sono i paradigmi della medicina stessa.
Si è sempre pensato che il corpo maschile e il corpo femminile potessero essere esaminati in modo neutro, escludendo solamente le parti dell’organismo che si differenziano, ma è sempre più evidente la necessità di un’ottica di genere per individuare le differenze, non tanto fisiologiche, che sono note, ma sintomatologiche.
Già dal primo convegno, dove parlò Flavia Franconi, docente di farmacologia all’Università di Sassari, è stato evidenziato come i farmaci vengano sperimentati sull’uomo e non sulla donna e questo, ci ha spiegato la professoressa, comporta esiti differenti di risposta alla cura.
Quando, l’anno scorso, abbiamo deciso di riprendere questi argomenti, abbiamo scelto come titolo Garantire equità e appropriatezza perché la medicina di genere fa insorgere delle disuguaglianze. Tanto per chiarire con un esempio pensiamo all’infarto, che ha sintomi molto evidenti nell’uomo, ma poco precisi nella donna, comportando ritardo nella diagnosi e sottovalutazione dei sintomi.
Negli 11 incontri che si sono svolti sono state prese in considerazione diverse patologie, coinvolgendo i medici e i professionisti della nostra Azienda Sanitaria che ha patrocinato questa esperienza mettendo a disposizione una trentina di specialisti. Ognuno di loro ha studiato, per la propria area di competenza, l’argomento in un’ottica di genere.
Ed è proprio all’Azienda Sanitaria che consegniamo simbolicamente questa esperienza di approfondimento e di sapere, perché sarà chiamata, attraverso le disposizioni regionali, a dare sviluppo a percorsi di carattere clinico in questo senso.
Abbiamo avuto una grande collaborazione anche con l’Ordine dei Medici di Rimini, che ha dato vita al primo centro di formazione di medicina di genere in Italia organizzata da un ordine dei medici.
Per quanto ci riguarda, come Casa delle donne di Ravenna, siamo orgogliose di essere state promotrici di questa iniziativa e capaci di coinvolgere tutte le associazioni di volontariato, ci siamo rivolte ai cittadini e alle cittadine attivi come società civile, abbiamo coinvolto in un processo di formazione circa 350 operatori sanitari, che sono stati accreditati; insomma, un bilancio decisamente positivo in termini di partecipazione e di soddisfazione di tutte le parti coinvolte.