Abbiamo raggiunto al telefono la nostra amica Titilope Hassan, che vive a Ravenna dal 1996, mediatrice culturale da anni dalle nostre parti e con cui abbiamo lavorato alla Casa delle Culture di Ravenna.
Titi è tornata in Nigeria il 18 gennaio per partecipare al congresso mondiale della sua Associazione (OPU); doveva tornare da noi a marzo, ma le frontiere italiane si sono chiuse e dal 20 marzo si è trovata bloccata a Lagos, con la Lufthansa che le aveva proposto 3 date per il rientro, via Francoforte e Bologna, revocate tutte il giorno prima. Si poteva uscire dalla Nigeria, ma non verso l’Italia.
Poi anche là è cominciato il blocco e Titi non ha potuto vedere sua madre, sua sorella e i nipoti, con cui comunica solo al telefono.
E’ riuscita a vedere il padre che lavorava vicino al suo albergo, ed è proprio grazie a lui che ha goduto di una relativa libertà di movimento, dichiarando di doverlo trasportare in ospedale perché anziano e malato.
Al momento nel suo albergo ospita una quarantina di persone; hanno dovuto assumere 4 uomini per difendersi dagli assalti dei ladri, che visitano, ci dice, un quartiere per volta; gli anziani evitano di dormire la notte e tengono un machete vicino per proteggersi.
Ma anche la polizia approfitta della situazione, fermando quelli che si spostano e chiedendo insistentemente soldi, facendo pure ispezioni in albergo allo stesso scopo di estorsione.
La nostra amica quindi vive alla giornata, come fa l’ottanta per cento della popolazione, che affolla i mercati e che vive di lavoro saltuario; ora Titi vede attorno a sè molta gente che chiede cibo e qualche spicciolo per mangiare.
Adesso che ci si può muovere con un motivo dal mattino alla sera, lo stratagemma è quello di girare con una tanica vuota, dicendo alla polizia di essere alla ricerca di benzina.
C’è la incertezza del ritorno a Ravenna:lei sente comunque suo marito e i suoi 2 figli di 8 e 11 anni quotidianamente, disponendo di wifi nell’albergo.
Per quanto riguarda il virus, le cifre dei contagiati e dei morti in Nigeria sembrano essere notevolmente più basse di quelle italiane, almeno pochi giorni fa. Titi è triste per la situazione del nostro Paese, che sente anche come il suo, e piange per questo, con tutte le città che lei ha visitato e che ora ha visto deserte, irriconoscibili.
Maurizio Masotti