Pnrr, “grande opportunità per gli anziani non autosufficienti di questo paese”
ROMA – “Una grande opportunità per gli anziani non autosufficienti del nostro Paese”: così Cristiano Gori, docente di Politica sociale nel dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, consulente scientifico dell’Istituto per la Ricerca Sociale di Milano e promotore del Network Non autosufficienza, definisce il Pnrr presentato da Draghi. Un documento che dedica ampio spazio al tema della non autosufficienza, annunciando non solo interventi di carattere sanitario, ma una “riforma organica” e, appunto, integrata di questo settore. E nel far questo mostra di recepire il senso e “il principale obiettivo della nostra proposta”, commenta Gori, riferendosi al documento presentato dal Network (e commentato su queste pagine) negli scorsi mesi, poco dopo la presentazione del Piano firmato dall’allora premier Conte.
Soddisfatti?
Sì, innanzitutto perché il documento di draghi compie un passo avanti fondamentale, rispetto a quello di Conte, nella direzione che noi indicavamo come obiettivo principale: ovvero, sfruttare l’occasione del Pnrr per avviare quella riforma della non autosufficienza che chiediamo dagli anni ’90. E questo documento, rispetto al precedente, prevede appunto una “riforma organica” del settore e indica la scadenza naturale della legislatura come termine. Questo è passaggio di particolare rilievo, perché la Commissione verificherà le scadenze indicate. Fondamentale è anche la previsione che la riforma introduca dei livelli essenziali dell’assistenza agli anziani non autosufficienti: introdurli significa evidentemente incrementare la spesa
Anche sul piano delle risorse il Piano vi pare adeguato?
Il secondo obiettivo della nostra proposta era introdurre un primo pacchetto di interventi per avviare il percorso e i relativi investimenti. Sicuramente anche da questo punto di vista il Pnrr di Draghi presenta dei passi avanti notevoli rispetto al precedente, per esempio incrementando le risorse per i servizi domiciliari da uno a tre miliardi. E c’è, sul tema delle risorse, anche un passo avanti di metodo, perché gli investimenti di competenza della Salute e del Welfare sono posti in coordinamento e presentati come primo passo del percorso di cambiamento del settore. Le risorse sono però inferiori a quelle che noi avevamo indicato: il Pnrr stanzia complessivamente 3,5 miliardi circa (3 miliardi per l’assistenza domiciliare integrata, 300 milioni per la riconversione delle Rsa e altre risorse per le infrastrutture), mentre noi ne prevedevamo 7 miliardi. Abbiamo però sempre detto che l’importante non è quanto, ma il cosa. L’importante, soprattutto, è partire. Ciò detto, si porrà un tema: se tutto va bene, la riforma entrerà in vigore tra due anni, ma sarà fondamentale usare questi due anni per avviare un percorso d’innovazione dei territori. Il pacchetto di interventi previsto in senso risulta e risulterà ancora insufficiente. Ma questo si potrà recuperare con la legge di bilancio. Complessivamente, l’aspetto principale e che più ci interessa è il Pnrr metta fine a una lunga fase di disattenzione del governo centrale nei confronti di questo settore. Nel nuovo campo da gioco, dettato dall’obiettivo della riforma entro due anni, penso che si giochi la sfida di usare questi due anni per avviare il percorso.
E l’integrazione socio-sanitaria? Le pare che il Pnrr si muova in questa direzione?Sì, questo è il terzo obiettivo: impiegare un approccio multidimensionale nell’assistenza agli anziani. Questo vuol dire, a livello nazionale, collaborazione tra mistero delle Politiche sociali e ministero della Salute, perché non si può chiedere di realizzare l’integrazione nei territori senza realizzarla a livello centrale. Questo è un tema molto complicato storicamente in Italia, sul quale il. Già nella preparazione delle indicazioni contenute nel documento c’è stato un raccordo tra i due i ministeri, e nuovo testo ha un’attenzione all’integrazione assente nel precedente. La strada è lunga, ma i passi avanti compiuti sono significativi.
Pensate che la vostra proposta abbia ispirato i contenuti del Pnrr relativi alla non autosufficienza?
Non sta a me dirlo. Quello che posso affermare è che obiettivi contenuti nel Piano sono gli stessi che abbiamo indicato nella nostra proposta. Negli ultimi due mesi, abbiamo interagito proficuamente con le istituzioni, con un’intensa attività di advocacy. Abbiamo visto istituzioni che ascoltano le idee della società civile, le valutano positivamente, decidono di farle proprie e le migliorano in diversi aspetti. Le criticità restano, ma il processo è positivo e significativo. Come positivo è lo spirito di collaborazione tra i soggetti sociali coinvolti: lo dimostra la numerosità e l’eterogeneità dell’adesione alla proposta del Network Non Autosufficienza, come pure la costante collaborazione tra noi e i sindacati dei pensionati. Abbiamo mirato allo stesso obiettivo, appunto quello di avviare la riforma, utilizzando strumenti differenti, ciascuno per il proprio ruolo.
La vostra proposta riguarda gli anziani non autosufficienti, ma la non autosufficienza tocca anche il mondo della disabilità. É possibile estenderne l’applicazione?
Noi abbiamo riferito la nostra proposta solo agli anziani, perché di questo ci occupiamo e siamo esperti. Abbiamo però sempre detto che il metodo e l’obiettivo – ovvero sfruttare il Pnrr per avviare una riforma organica – dovrebbe essere applicato anche ai giovani e adulti con disabilità. E mi pare che sia stato fatto, visto che il Pnrr comprende anche la Legge quadro per le disabilità.
E adesso?
E’ chiaro che il Pnrr va inteso per quello che è il suo compito e il suo obiettivo: esso crea uno spazio inedito per il ridisegno e il miglioramento strutturale del settore, ma per quanto ben costruito possa essere, si tratta solo di uno spazio appunto. Prima ancora che un grande risultato, questo Pnrr è una grande opportunità per gli anziani non autosufficienti di questo paese e per le loro famiglie. Lo spazio adesso c’è: ora tutti quelli interessati a questo settore devono riempirlo di contenuti e di forma riformatrice.