Negli altri numeri del nostro giornale, sul nostro sito, sui social network, abbiamo parlato tante volte della crisi del lavoro e delle condizioni economiche disastrose in cui molte persone continuano a ritrovarsi anche oggi.
Ho scelto di dedicare questo editoriale ad un appello per richiamare nuovi volontari perché, in una situazione che sembra senza speranza, il volontariato rappresenta una doppia via d’uscita.
Da un lato è una risorsa per tutte le persone che, quasi ai margini della società, si ritrovano sole, si sentono abbandonate, vivono ogni giorno come un peso, perché si sentono un peso per gli altri, rischiando in ogni momento di lasciarsi andare alla depressione e allo sconforto; per tutte queste persone la presenza dei volontari è un faro, una via d’uscita dall’isolamento, un appiglio alla vita, alla vitalità, alla speranza. In ogni articolo del nostro giornale, in ogni pagina del nostro sito, nelle parole di ognuno dei nostri volontari e negli occhi di tutte le persone che ogni giorno vengono aiutate, c’è la conferma di questo.
Da un altro punto di vista, poi, il volontariato è una via d’uscita anche per chi, pur non avendo necessità particolari, si trova in un momento della propria vita in cui comunque si sente abbandonato, annoiato, a volte inutile. Ci sono persone già in pensione che sentono di avere ancora tanta energia da dare, ragazzi che hanno voglia di scoprire qualcosa di più e mettersi alla prova, sfortunati che si sono trovati, da un giorno all’altro, senza lavoro e che rischiano, alla stessa stregua di chi vive ai margini, di sprofondare in una depressione che può portare a tragici epiloghi.
Per tutti questi motivi dalle pagine del nostro periodico, lanciamo un grande appello a tutti coloro che hanno voglia di provare un’esperienza nuova, diversa, sicuramente appagante, perché «Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.» (Papa Francesco).
Deborah Ugolini
Responsabile Comitato di Redazione
Lo stesso appello lo potete leggere nella lettera di una delle nostre assistite, di cui riportiamo gli stralci più significativi:
«(…) Mi chiamo Piccinini Galassi Marisa, ho ottantatré anni e vivo sola perché mio marito mi ha lasciata per sempre tredici anni fa, dopo aver lottato per anni contro la paralisi ed un tumore. Ho tre figli che mi amano, ma è sempre più difficile per loro occuparsi di me che sono sempre più bisognosa di assistenza. Mi trovo nell’impossibilità di uscire di casa per svolgere le commissioni quotidiane, come fare la spesa, andare da un medico, in farmacia. Ho tante malattie: il diabete, una brutta anemia (…), una neurite diabetica e mi fermo qui.
Cosa farei senza l’Auser e i suoi volontari? Come me ce n’è tanta di gente colpita nelle carni e nello spirito e, come me, non vogliono sentire parlare di “Case di Riposo”. (…)
Auser è cronicamente a corto di personale e tante sono le persone che avrebbero bisogno dell’aiuto dei volontari: non solo gli anziani, ma anche i bimbi all’entrata e all’uscita delle scuole, le persone sole desiderose di compagnia, o chi voglia imparare a lavorare ai ferri, all’uncinetto; siamo tanti, tanti, tanti, quelli che gridano “Aiuto!” anche senza parlare e che pensano alla morte.
(…) Purtroppo siamo in periodo di crisi: molte persone sono senza lavoro, molte sono già pensionate e magari si annoiano al bar. In attesa di poter lavorare (e vi auguro che accada il più presto possibile) aiutateci! Un domani, forse, sarete voi ad aver bisogno di aiuto. Aiutateci in questo progetto e avrete sempre la nostra gratitudine e la nostra benedizione e vi sentirete uomini e donne migliori. Grazie di aver letto questo mio scritto e grazie se potrete o vorrete diventare volontari dell’Auser. Basta poco per dare un po di serenità a chi ha bisogno di voi!»
Marisa Piccinini