Mi chiamo Rosa Maria, ma tutti mi conoscono come “Rosetta”, sono volontaria di Auser Insieme da 5 anni e responsabile del del Centro Sociale Ricreativo Culturale La Torre, di Castel Bolognese, da uno.
Quando, da Imola, sono venuta ad abitare a Castel Bolognese, nel 2001, sono stata coinvolta come volontaria dalla Pro Loco e dall’Avis. Dopo qualche anno, Battista Casadio, il precedente coordinatore de La Torre, mi ha contattata per chiedermi se ero disposta a coordinare il personale che si occupava della cucina. Non essendo una cuoca, ma avendo svolto lavoro di conduzione aziendale, ero molto perplessa, ma dato che avevo già avuto un’esperienza simile a Imola, al Centro Sociale La Tozzona, ho accettato e mi sono buttata. Pur non conoscendo nessuno, né dei frequentatori, né del gruppo di lavoro, devo dire che in poco tempo si è stabilito un rapporto di fiducia, stima e amicizia che continua tutt’ora, al punto che se ne venisse a mancare anche solo uno mi sentirei menomata.
Da un anno sono la responsabile del Centro e devo dire che il tempo non mi basta mai. Gestire la burocrazia, pianificare e organizzare le iniziative, curare i rapporti con le altre Associazioni che operano sul territorio, occuparsi degli acquisti, lavorare in cucina, insomma, la mole di lavoro è veramente imponente. Insieme alla piccola squadra che opera con me, una decina di persone in tutto, riusciamo a portare avanti tantissimi progetti e iniziative. Dagli eventi culinari, come pranzi e apericene, agli spettacoli ed eventi ludici e culturali, dalle camminate ecologiche, alla ginnastica per gli anziani, poi ci sono i corsi di italiano per stranieri e l’Università per gli adulti, i corsi di ballo con il gruppo “Ciak” e la “Scuola Cicognani”, senza dimenticare le serate danzanti e le feste. Alcune di queste iniziative sono in stretta collaborazione con l’Amministrazione Comunale o con altre Associazioni, come l’Associazione Genitori, che ci pregiamo di ospitare all’interno del Centro e che, quest’anno, ha vinto il concorso HERA “Attivi per la scuola”, arrivando prima tra 800 partecipanti.
Da quando ho assunto questo ruolo ho sempre cercato di fare in modo che il nostro Centro non fosse solo un punto di aggregazione per le persone anziane, ma che anche i giovani lo frequentassero quotidianamente e non sporadicamente. Purtroppo in questo ho fallito, almeno per il momento. I giovani frequentano il Centro solo quando ci sono iniziative rivolte a loro, ma non lo vedono come un punto di riferimento. Mi faccio molte domande su questo, perché la solitudine, oggi, non colpisce solo gli anziani. E solitudine può voler dire depressione, malattia subdola, che però si può sconfiggere stando insieme e confrontandosi.
La soddisfazione più grande nella mia attività è la stima delle persone che mi circondano, sia degli utenti che partecipano alle iniziative, sia, soprattutto, degli amici e collaboratori che mi sostengono anche nei momenti difficili, che sono tanti; se non fosse per loro avrei smesso molto prima. È bello sapere di essere un punto di riferimento per la società ed essere protagonisti negli eventi che organizziamo. Sarebbe ancora più bello se qualche volta le persone apprezzassero di più il nostro lavoro e capissero quanto sforzo c’è dietro. Tempo fa, mentre eravamo impegnati a preparare il pranzo che annualmente Auser offre ai propri soci, arrivò in cucina un cabaret di pasticcini… ecco! Se arrivasse ancora a noi farebbe proprio tanto piacere!
Ad una persona che vuol decidere se fare o no il volontariato dico che si lavora tanto, però si sta tanto insieme agli altri, ci si diverte, si fa gruppo, si creano un’affinità e una complicità che ripaga di tutto ed è bello contribuire insieme a creare momenti di svago e compagnia per persone che magari sarebbero sole. In fondo uno degli obiettivi primari di Auser è proprio per non sentirsi soli.