Bruno Beltrami è nato a Sant’Alberto il 1 aprile del 1926, quando ancora non ha compiuto 18 anni entra nelle file dei partigiani che hanno la loro base nelle valli circostanti. Il 4 dicembre 1944, nonostante fossero ancora in atto i bombardamenti, la vicinanza delle forze alleate spinge i partigiani ad occupare le strade vicine al paese. Vista la prossimità della casa paterna, Bruno e Alderigo decidono di passare lì la notte. Mai scelta fu più infelice. Probabilmente grazie ad una soffiata, i tedeschi si presentano a casa Beltrami per arrestare i due ragazzi. Alderigo tenta la fuga, ma viene fucilato, mentre Bruno viene impiccato ad un crocevia in Via Olindo Guerrini, all’altezza del civico 352 e la sua casa incendiata, mentre i vicini sono obbligati ad assistere. È il 6 dicembre 1944. Il suo corpo viene raccolto il giorno seguente dal parroco, Don Giovanni Zalambani e da Rosa Giardini, detta “Gigia”, che coraggiosamente affrontano i posti di blocco per dargli degna sepoltura. Appena un mese dopo, il 5 gennaio 1945, la frazione di Sant’Alberto viene liberata.
Sul luogo dell’esecuzione, sorge il cippo dedicato alla memoria dei due giovani.
Bruna Gamberini, responsabile del Centro Sociale Culturale Auser di Sant’Alberto, si stava occupando privatamente, da diversi anni, sia del cippo che della lapide di Beltrami al cimitero: «Pulisco il cippo e la lapide e con la collaborazione di un’amica, cambio periodicamente i fiori in entrambi i luoghi. Come antifascista e iscritta all’ANPI ho scelto questo perché ho abitato nella stessa casa dei genitori di Bruno Beltrami, dove la madre lo ha pianto per più di vent’anni. Bruno per me è quasi un familiare».
Auser Sant’Alberto si prenderà ora ufficialmente carico di questo compito, a partire dal restauro della lapide sulla tomba di Beltrami al cimitero.