“UN UOVO PER I TUOI BAMBINI, UN AIUTO PER I BIMBI DEL SAHARAWI”
In occasione della Pasqua 2017 in tutti gli 11 circoli di volontariato e i 4 centri ricreativi culturali di Auser Ravenna, sarà possibile acquistare le uova di pasqua solidali per i bambini saharawi.
Il progetto fa parte dell’impegno che Auser Ravenna ha assunto, a partire dalla scorsa estate, collaborando attivamente al soggiorno, a Lido Adriano, di 12 piccoli saharawi insieme alle associazioni Kabara Lagdaf di Modena, Volontari Protezione Civile R.C., Mistral, Caritas e Comitato cittadino antidroga. I bambini sono stati ospitati per 10 giorni presso il centro sportivo dell’A.S.D. Calcio di Lido Adriano nell’ambito della Campagna nazionale di accoglienza dei bambini saharawi, a conclusione del loro soggiorno in Italia.
L’impegno di Auser Ravenna, vuole essere ancora più incisivo e ha trovato ulteriore linfa nella recente missione istituzionale in Saharawi che la presidente Mirella Rossi ha condiviso con due consiglieri della Regione Emilia Romagna, con diverse associazioni di volontariato di Modena, Reggio Emilia, Castelfranco Emilia e la partecipazione del Comune di Ravenna.
Nell’estate 2017 i “piccoli ambasciatori di pace” ritorneranno in Romagna e saranno nuovamente accolti a braccia aperte dai nostri volontari, in collaborazione con tutte le associazioni che partecipano al progetto.
I fondi raccolti grazie a questa iniziativa serviranno a garantire la possibilità di soggiorno per i ragazzi, ma soprattutto a coprire il costo degli spostamenti verso i presidi ospedalieri per chi, tra loro, necessiti di cure particolari. Molti bambini saharawi, infatti, sono affetti da malattie, disabilità e malformazioni di vario genere, dalla celiachia all’asma, alla calcolosi renale, fino a malformazioni più marcate come la palatoschisi o labbro leporino.
Le uova potranno essere acquistate al costo di 6,00 Euro presso tutte le sedi territoriali Auser Ravenna.
Per informazioni contattare la propria sede territoriale di riferimento oppure la sede amministrativa (tutti i riferimenti su www.auserravenna.it/contatti-ravenna).
Auser Ravenna per il Saharawi
L’accoglienza estiva a bambini profughi Saharawi è attiva in Italia dal 1985 e nella Regione Emilia-Romagna dal 1993. Si tratta di un progetto che rinsalda l’amicizia tra i popoli, offrendo ai bambini sia un’occasione di svago e vacanza, sia uno screening sanitario con accertamenti e cure mediche primarie. Nel 2016, per la prima volta, l’accoglienza di questi bambini ha toccato anche il territorio ravennate. Auser Ravenna e il Circolo Auser Volontariato “L’altra faccia della medaglia” di Lido Adriano, hanno collaborato attivamente al soggiorno di 12 piccoli saharawi, insieme alle associazioni Kabara Lagdaf di Modena, Volontari Protezione Civile R.C, Mistral, Caritas e Comitato cittadino antidroga. Nell’estate 2017 i “piccoli ambasciatori di pace” ritorneranno in Romagna e saranno nuovamente accolti a braccia aperte dai nostri volontari, in collaborazione con tutte le associazioni che partecipano al progetto.
L’impegno di Auser Ravenna, vuole essere ancora più incisivo e ha trovato ulteriore linfa nella recente missione istituzionale in Saharawi che la presidente Mirella Rossi ha condiviso con due consiglieri della Regione Emilia Romagna, con diverse associazioni di volontariato di Modena, Reggio Emilia, Castelfranco Emilia e la partecipazione del Comune di Ravenna. Insieme a NEXUS Emilia Romagna, Auser Regionale e alla cgil di ravenna già sono attivi diversi progetti, un laboratorio di falagnameria dedicato al sindacalista “Sauro Mantellini” e una cooperativa di donne addette alla sartoria molto efficenti. Il Comune di Ravenna e Auser hanno attuato un bellissimo progetto materno-infantile in un ospedale che necessita di essere adeguato con strumenti idonei.
I fondi raccolti grazie a questa iniziativa serviranno proprio a garantire la possibilità di soggiorno per i ragazzi e a coprire il costo degli spostamenti verso i presidi ospedalieri per chi, tra loro, necessiti di cure particolari.
La storia
Il Sahara Occidentale è una zona quasi totalmente desertica che confina con Marocco, Algeria, Mauritania e Oceano Atlantico. È colonia spagnola nella prima metà del 1900 col nome di Sahara Spagnolo. Dagli anni ’50 iniziano i fermenti indipendentisti. Dalla sua indipendenza dalla Francia nel 1958, il Marocco rivendica i territori del Sahara Occidentale, cosa che fa anche la Mauritania dal 1960 (ma abbandona ogni richiesta nel 1979).
Nel 1973 nasce il fronte di liberazione Polisario (Fronte popolare di liberazione del Saguia el-Hamra e del Rio de Oro) ed è l’inizio della lotta armata. L’escalation della violenza, dei bombardamenti e dei massacri costringe decine di migliaia di persone alla fuga verso i territori sotto il controllo del Fronte Polisario.
Nel 1976, quando si ritirano gli spagnoli, viene proclamata la Repubblica Democratica Araba Saharawi. Ma immediatamente il Marocco invade il Paese e ne prende il controllo. Dagli anni ’80, con l’esacerbarsi del conflitto, il Marocco mette sotto controllo il territorio con muri difensivi e inizia una colonizzazione di popolamento.
Gran parte della popolazione saharawi è costretta all’esilio nei campi profughi nei pressi di Tindouf (sud-ovest algerino). Dopo anni di guerra, nel 1990 vengono firmati gli accordi di pace con la mediazione delle Nazioni Unite. Il piano prevede il cessate il fuoco, il dispiegamento di forze ONU ma soprattutto un referendum di autodeterminazione (indipendenza o integrazione al Marocco).
Il primo piano di autonomia viene respinto dal Fronte Polisario nel 2001. Nel 2003 un secondo piano, che prevede cinque anni di autonomia seguiti da un referendum di autodeterminazione, viene accettato dal Polisario e respinto dal Marocco. Nell’aprile 2004 il Marocco respinge definitivamente il piano Baker e ritiene impossibile qualsiasi iniziativa che vada contro la marocchinità del Sahara Occidentale.
Dal 21 maggio 2005 nei Territori occupati del Sahara Occidentale è in corso una resistenza popolare, nonviolenta, per protestare contro la violazione sistematica dei diritti fondamentali. I saharawi chiedono la fine dell’occupazione della propria patria da parte del Marocco e la possibilità di scegliere, con un referendum di autodeterminazione, il proprio futuro, come stabilito dalle Nazioni Unite. La risposta delle autorità marocchine contro i manifestanti è stata violentissima, e una repressione anche più forte si è abbattuta sulla popolazione dei Territori occupati. Non si contano più i feriti, i maltrattamenti, gli arresti arbitrari, i casi di tortura. Particolarmente presi di mira sono gli attivisti dei diritti umani, quasi tutti arrestati.
Amnesty International è intervenuta per chiedere al Marocco di rispettare i diritti umani e processare le persone responsabili di tali violazioni.
La situazione odierna
Secondo le ultime stime il numero di rifugiati nei campi profughi si aggira intorno ai 250 mila. L’hammada di Tindouf ha ben poco a che fare con i suggestivi paesaggi da film che ci vengono in mente quando pensiamo al deserto, le dune di sabbia affascinanti e bellissime si stagliano centinaia di chilometri più a Sud, qui c’è spazio solo per l’ostilità di rocce e sassi e per un clima poco clemente che non permette la crescita di vegetazione. Eppure in questi campi fatti di case di sabbia e tende di stoffe rappezzate i Saharawi vivono con estrema fierezza. Sono il primo esempio al mondo e ancora oggi il meglio riuscito di campi profughi gestiti dai profughi stessi, organizzati dal Polisario che, smesse le vesti di esercito di resistenza e guerriglia ha indossato i panni di interlocutore diplomatico e politico.
L’economia, minima dei campi è basata sulle piccole attività di commercio, per il resto ci si affida agli aiuti umanitari provenienti dall’UNHCR e dai vari governi mondiali. Le donne con le loro vesti variopinte e i piccoli che prima di essere profughi rimangono bambini colorano il giallastro del deserto trasformando questo angolo di Terra dimenticato da Dio in una girandola di colori e sorrisi, sguardi e risate.
In questa immagine di volti e sensazioni si intensificano diversi progetti umanitari che assistono i più deboli tra i saharawi. Gli aiuti portano spesso farinacei e riso di qualità scadente che creano problemi di salute soprattutto ai più piccoli. Molti bambini sono affetti da malattie, disabilità e malformazioni di vario genere, tanti sono malati di celiachia; un altro problema è l’asma causata dal caldo arido e dal vento secco che soffia continuamente sollevando polvere di sabbia che entra ovunque; la calcolosi renale è invece determinata dalla siccità e dall’utilizzo di acqua (di dubbia potabilità) proveniente da pozzi e cisterne esposte al caldo, che vengono riempite ogni mese.
Una delle malformazioni più comuni è il labbro leporino che se non adeguatamente trattato procura conseguenze importanti per l’organismo. Tanti sono i bambini portati in Italia per seguire terapie e subire interventi di altissima precisione, molti sono partiti dai campi su sedie a rotelle o con disturbi molto marcati, sono tornati dai genitori camminando sulle loro gambe.
I progetti sono tanti, in particolare con le adozione a distanza e le accoglienze estive si cerca di restituire a questi piccoli la qualità della vita che ognuno di loro merita. Il ruolo della donna nella società Saharawi è molto cambiato con l’esilio. Visto che la maggior parte degli uomini era inquadrata nell’esercito del Polisario, le donne hanno finito per avere la responsabilità primaria del mandare avanti le ‘città’ occupandosi dell’efficente organizzazione dei campi in cui è stata data priorità ai servizi sanitari e di istruzione.
L’aspettativa di vita è 66 anni e il 44% della popolazione vive con meno di 1$ al giorno.